GEO-MORFOLOGIA DEL TERRITORIO

L’ALTO JONIO SUL CONFINE
TERRESTRE DELLA CALABRIA

È noto che la regione geografica calabrese non coincide con una determinata unità geologica, ma comprende due parti aventi ciascuna una propria generale natura litologica ed una propria morfologia di rilievo, tali da dare al suo complesso una contrastante duplicità di aspetti, assai interessante sia dal punto di vista della osservazione scientifica, sia da quello del paesaggio e della contemplazione che potrebbe dirsi turistica.

La linea di separazione tra queste due parti viene collocata sull’insieme delle opposte correnti della fiumara Sangineto e dell’EsaroCoscile-Crati. Al loro inizio le opposte correnti sono separate dalla soglia del Passo dello Scalone che a 774 m. segna il punto più alto e più evidente di saldatura tra la montagna calcarea e dolomitico-calcarea della estrema Calabria settentrionale e la montagna eruttivo-cristallina di tutto il rimanente della regione, e precisamente fra la dolomitico-calcarea Montea (1783 m.) e l’inizio settentrionale della montagna in grande prevalenza scistosa della catena costiera paolana. Le due parti geologicamente differenti e morfologicamente contrastanti della regione geografica calabrese sono poi ampiamente saldate fra di loro per mezzo dei grandiosi sedimenti pliocenici argillosi che formano il paese, di basse, lunghe e piane colline tutt’intorno al quale, sulle posizioni più elevate, sorgono i centri di Mottatollone, Altomonte, Firmo, Spezzano Albanese, San Lorenzo del Vallo, Roggiano Gravina, Santa Caterina Albanese e Malvito. I depositi alluvionali del quaternario riempiendo poi, con fondi di vallate piatti ed ora disabitati e in parte incolti, i meandri che fra le colline plioceniche segnavano la parte più interna di un vasto golfo ora interamente colmato (la cosiddetta Piana di Sìbari), hanno completato la fisionomia di questa zona di saldatura, alla quale si deve essenzialmente la unità geografica della regione calabrese, pur nelle parti geologicamente e morfologicamente fra loro contrastanti di quest’ultima.

Ma quale è, propriamente, a settentrione della linea Sangineto-Esaro-Coscile-Crati, il confine terrestre della regione geografica calabrese? Ossia, quanta parte della vasta zona appenninica meridionale calcarea può essere considerata come entrante a far parte dell’unità geografica calabrese? Comunemente, nei testi di geografia elementare ed anche in qualche pubblicazione di carattere ufficiale, vien detto che la barriera del massiccio del M. Poffino divide nettamente la regione calabrese dalla Basilicata. Una delle prime impressioni prodotte dalla visione del paesaggio calabrese conferma, infatti, questa assai facile affermazione. Chi, scendendo dalle pendici settentrionali dell’altopiano silano (Sila Greca), si avvia verso la valle inferiore dell’Esaro e quella media del Coscile verso Castrovillari, o, meglio ancora, chi percorre la linea ferroviaria ionica nel tratto Stazione di Corigliano-Stazione di Sibari-Stazione di Torre Cerchiara o viceversa, vede l’orizzonte chiuso per quasi metà, da occidente a nord- est, da un’alta e quasi uniforme barriera di montagne nude e cuspidate che sembra chiudere nettamente la regione, formandone il preciso limite complessivo settentrionale terrestre. Spicca in essa la muraglia del M. Pollino che, inviando obliquamente in direzione sud-est verso la pianura di Sibari il poderoso bastione della Serra Dolcedorme, contenente la massima altitudine dell’intero massiccio (m. 2272), si continua verso est in lunghi contrafforti verso il mare ionico sino alla lontana prominenza di Capo Spùlico. Al massiccio del M. Pollino sembra affidata veramente, in tutta la sua estensione longitudinale, la parte essenziale di questa netta funzione separatrice fra le due regioni; e, se l’osservatore non è preparato dalle sue generali conoscenze geografiche, gli vien fatto pure di pensare che la Calabria sia limitata a nord-ovest dalla imponente barriera che, oltre il profondo e stretto intaglio della vallata superiore del Coscile, sembra continuare quella dello stesso Pollino.
In realtà vi è un tratto assai breve, della linea di vetta principale del massiccio del Pollino, che forma il perno centrale di tutto il confine geografico terrestre della regione calabrese, e che coincide anche con confine amministrativo fra la Basilicata e la Calabria; esso corre per circa 4 km., in direzione nord ovest-sud-est dalla Serra del Prete (m. 2186) sino alla vetta del M. Pollino propriamente detto (m. 2242) ed è diviso in due parti pressoché uguali dalla lieve depressione che dà luogo ad un alpestre passaggio dall’uno all’altro versante del massiccio…
Ad oriente della vetta del Pollino, lasciata la linea di vetta principale obliquante verso sud-est, corre sino al Timpone Scorzilli (1270 m.) su di una linea di vette secondaria (Serra della Ciàvole m. 1975, la Falconara m. 1675) che continua poi sino al Timpone Rotondella, dalla cui vetta orientale si diparte verso nord-nord-est un lungo contrafforte tra il Sarmento (Sinni) e le fiumare Saraceno e Ferro, e verso sud-est un altro che col M. Sparviere (1714 m.) e l’altura su cui sorge Plàtaci scende sino all’Jonio. Fra la Coppa di Paolo e il Timpone Scorzilli questa linea di vetta e di confine amministrativo è nello stesso tempo linea di spartiacque, così distinta: Coppa di Paolo-Serra del Prete: bacino del Lao a nord, del Coscile a sud; Serra del Prete-Pollino: bacino del torrente Frida (Sinni) a nord, del Coscile a sud; Monte Pollino-Serra delle CiàvoleTimpone Scorzihi: bacino del Raganello a sud, del Sarmento (Sinni) a nord…
Si considerj ora il tratto nord orientale del confine amministrativo fra la Calabria e la Basilicata. Dal Timpone Scorzilli esso, lasciando per un tratto di circa 3 km. la linea di vetta già ricordata, forma verso sud-est un netto rientrante sino alle cosiddette Crete Nere, lasciando alla provincia di Potenza una estensione di circa 10 kmq. di territorio geograficamente calabrese (Bosco Lagoforano in territorio comunale di Terranova di Pollino). Risalito poi verso settentrione per il monte Sparviere (1714), il confine torna a coincidere nuovamente con una linea di spartiacque (bacino del Sinni-Sarmento e bacini delle grandi fiumare Saraceno, Ferro, Canna, che scendono all’Jonio tra le pianure di Sìbari a mezzogiorno e di Metaponto a settentrione).


Giunto così alla vetta del monte Rotondella (m. 1018), il confine amministrativo, anziché continuare a seguire la linea di spartiacque, penetra nel bacino del Sarmento lungo una dorsale che per il monte Sodano o Careto (m. 753) viene a finire sul corso del canale Careto, affluente del Sarmento. Di qui, seguendo questo corso d’acqua che prende poi il nome di Fiumarella, viene a finire verso nord in un pianura acquitrinosa, donde si volge verso mezzogiorno con un angolo acutissimo, risale in direzione ovest sul fianco settentrionale della Serra Maggiore, segue la dorsale del Timpone Noiello (339 m.) e, dopo aver tagliata la fiumare S. Nicola, termina all’inizio della piana di Metaponto a 2 km. a mezzogiorno della stazione ferroviaria di Nova Siri. La linea di spartiacque, al contrario, dal M. Rotondella, prosegue sempre in direzione di nord-nord-est e, passando su di una larga groppa, di argille scagliose, deserta e senz’alberi ad occidente di Oriolo, }aggiunge per il colle Tascione e il colle 5. Marco l’altura (862 m.) di Nocara e di lì, volgendo verso nord-est, raggiunge il Timpone Noiello, donde viene a smarrirsi nella zona di ampi terrazzamenti boscosi tra le foci del torrente Canna e del Torrente S. Nicola.

In complesso da questa parte nord orientale il confine amministrativo toglie alla Basilicata circa 140 kmq. di territorio, mentre ad ovest del massiccio del monte Pollino la Basfficane toglie alla Calabria circa 250. Tenuto conto anche dei 10 kmq. circa di rientro del Bosco Lagoforano, il bilancio è perciò a sfavore della regione calabrese per circa 120 kmq.
In realtà questa assai incompleta coincidenza del confine amministrativo con confine geografico settentrionale della regione calabrese data da tempi assai lontani ed è, in ultima analisi, effetto di quella stessa duplicità di natura geologica e di morfologia di rilievo alla quale si accennava in principio. Nell’età classica dovette essere ben chiara la sensazione di queste due differenti nature e la distinzione fra una bene individuata estrema regione geologico-geografica corrispondente all’insieme dei rffievi posti a sud della pianura del basso Crati da una parte e il rimanente della penisola Italica dall’altra, se il confine frala Lucania e il Bruzio fu posto, allorché gli invasori dell’estrema Italia meridionale si distinsero gli uni dagli altri (probabilmente nella prima metà del IV secolo a. C.), su di una linea che non si allontanava molto da quella Sangineto-Esaro Cosdile-Crati ‘già ricordata e i cui punti estremi sono stabiliti da Strabone (VI, I) a Cerillae (odierna Cirella) sul tirreno, ed a Thurio sull’Jonio. La conquista bizantina della odierna Calabria (secoli IX e X), che fece della regione a mezzogiorno del Sinni da principio un ducato dipendente dal tema di Sicilia e poi un tema particolare, fu quella che, già preceduta dalla conquista longobarda proveniente dal settentrione, contribuì maggiormente a far cessare la separazione fra le due parti e a dare impulso e quasi origine alla unità geografica calabrese; la quale presenta perciò la singolarità di essersi, per così dire, rivelata e quasi formata attraverso gli avvenimenti storici ed economici di una età di conquiste e di faticoso assestamento politico e sociale quale fu l’Alto Medio Evo.

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